Comune di Oristano. La nomina di Mureddu non basta a risolvere la crisi

La nomina di Gigi Mureddu ad assessore comunale, con deleghe pesanti come cultura, turismo e bilancio, sembrava poter segnare l’inizio di una tregua politica a Palazzo degli Scolopi. Il Sindaco Massimiliano Sanna e la sua maggioranza forse speravano di ritrovare un po’ di serenità e qualche voto in più in consiglio. Ma i fatti hanno subito smentito questa ipotesi.

Durante la seduta di questa sera, dopo la discussione di una sola interpellanza presentata dalla minoranza, i quattro consiglieri di Forza Italia, Gianfranco Licheri, Davide Tatti, Paolo Angioi e Valeria Carta, hanno lasciato l’aula. La posizione di Valeria Carta è, se possibile, ancora più emblematica. Considerata vicinissima a Mureddu, ha scelto anche lei la via dell’uscita. Un segnale inequivocabile: un solo assessorato non basta. I quattro chiedono di più, almeno due posti in giunta. E non sembrano intenzionati ad arretrare.

Quanto alla nomina di Mureddu, è il frutto di un accordo politico chiuso a livello regionale all’interno di Forza Italia. Eppure, fino a pochi giorni fa, Mureddu aveva fatto sapere di non voler accettare l’incarico, proprio per rispetto delle dinamiche locali e dopo un confronto con gli stessi consiglieri ribelli. Oggi, invece, ha firmato. Ma è evidente, anche alla luce di quanto successo in aula, che lo ha fatto contro il volere degli (ex) compagni di viaggio. La firma è stata preceduta infatti da un violento scontro verbale con Paolo Angioi, che si è poi ripetuto anche all’uscita da Palazzo Campus Colonna, quando Mureddu aveva già le deleghe in mano.

Angioi, infatti, avrebbe chiesto al Sindaco garanzie su un secondo posto in giunta o, quantomeno, un ruolo di sottogoverno. Davanti alla titubanza di Sanna, avrebbe chiesto a Mureddu di non firmare. Da lì il patatrack: toni accesi, tensione alle stelle e un ulteriore strappo difficilmente ricucibile.

Di fatto, dunque, la situazione politica resta esattamente identica a quella della scorsa settimana. Anzi, il clima, se possibile, si è ulteriormente irrigidito e l’equilibrio della maggioranza ancora appeso a un filo.

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