Sardegna Archeofilm Festival al via tra storia, immagini e stelle

Davanti ad un pubblico attento e numeroso, oltre 500 le presenze registrate nell’area archeologica di Mont’e Prama, si è svolto uno degli appuntamenti più attesi dell’estate culturale del Sinis, promosso dalla Fondazione Mont’e Prama. Protagonisti della serata: Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, e il cantautore Piero Marras, in un dialogo a distanza tra parola e musica capace di unire riflessione e bellezza.

“Lavorare sul patrimonio culturale non significa solamente raccontare il passato, ma progettare il futuro. Celebrare i 200 anni del Museo Egizio vuol dire porre la ricerca al centro, trovare nuove modalità per mettere in relazione gli oggetti con il loro paesaggio, partire dallo studio degli archivi. Ancora oggi, l’unica risposta che il Museo ha per affrontare le sfide del futuro è la ricerca”. Con queste parole, Christian Greco ha voluto segnare – proprio da Mont’e Prama – il primo giorno del suo nuovo mandato alla guida del museo torinese, sottolineando l’importanza di un approccio innovativo e partecipativo alla conoscenza.

Nel dialogo condotto da Anthony Muroni, Presidente della Fondazione Mont’e Prama, Greco ha elogiato il lavoro svolto nel Sinis: “State riuscendo a vincere la sfida. Questo è uno dei miei luoghi del cuore, per come si è conservato il passaggio. Il paesaggio qui è un palinsesto, una scenografia in cui l’intervento umano dialoga in maniera armoniosa con l’ambiente. Il Parco archeologico della Penisola del Sinis ha tutte le caratteristiche per diventare un laboratorio permanente di conoscenza, un luogo di formazione per le nuove generazioni, dove leggere il territorio attraverso la storia dei suoi insediamenti e comprendere il legame profondo tra paesaggio e archeologia. Riportare i reperti di Tharros dal British Museum è un risultato straordinario”.

Muroni ha ricordato come proprio il primo luglio di quattro anni fa nasceva la Fondazione Mont’e Prama: “Viviamo un tempo stimolante, nel quale le nuove tecnologie ci permettono di raggiungere un pubblico sempre più ampio. I 200 anni del Museo Egizio rappresentano per noi una fonte di grande ispirazione”.

A seguire, lo spettacolo musicale Rundinedda Road di Piero Marras ha offerto al pubblico un viaggio sonoro e narrativo tra identità, sogni, memoria e speranza. Insieme al cantautore sul palco, Federico Canu, Stefano Maltagliati, Gianluca Gadau, Roberto Putzu e Manuel Rossi Cabitza: un ensemble affiatato che ha dato vita a una performance intensa, capace di commuovere e fare riflettere. L’intera serata si è svolta all’interno di un allestimento eco-compatibile, realizzato con balle di foraggio ed elementi interamente riutilizzabili o riciclabili, in armonia con il contesto naturale del sito.

I prossimi appuntamenti. Si apre questa sera, mercoledì 2 luglio, la nuova edizione del Sardegna Archeofilm Festival, rassegna cinematografica dedicata all’archeologia e al racconto per immagini, organizzata dalla Fondazione Mont’e Prama in collaborazione con Firenze Archeofilm, Archeologia Viva e Giunti Editore. Per quattro serate consecutive, fino al 5 luglio, l’area archeologica si trasformerà in un’arena a cielo aperto, dove si alterneranno proiezioni, incontri con registi e studiosi, e approfondimenti tematici pensati per un pubblico curioso e appassionato.

La serata inaugurale si aprirà con “Il volto di Alessandro. Il restauro del Mosaico di Alessandro e Dario”, documentario di Vanni Gandolfo che racconta il restauro del celebre mosaico pompeiano attraverso l’uso delle tecnologie più avanzate, inclusa l’intelligenza artificiale. Alla proiezione seguirà un incontro con il regista.

Nell’appuntamento successivo, spazio al talk “Il Mito nella Storia del Cinema: dall’epica classica ai blockbuster”, con Paolo Giulierini, etruscologo ed ex direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, in dialogo con Tore Cubeddu e Giulia Pruneti.

Chiuderà la serata Maasai Eunoto, film documentario diretto da Kire Godal e girato in Kenya, che racconta il rito di passaggio all’età adulta nella comunità Masai: una narrazione potente e visivamente straordinaria, in cui spiritualità e cultura si fondono in un racconto universale

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