
Processo Ippocrate, parlano le difese: “Nessuna prova, accuse basate su suggestioni”
Prosegue al tribunale di Oristano il processo Ippocrate, che ipotizza un sistema di assunzioni pilotate e concorsi truccati in ambito sanitario per favorire esponenti e simpatizzanti del Partito dei Sardi. Nella giornata odierna sono intervenuti i legali di due degli imputati principali, l’ex consigliere regionale Augusto Cherchi e Salvatore Manai, per i quali il pubblico ministero Marco De Crescenzo ha chiesto rispettivamente 8 anni e 7 anni di reclusione.
Difesa Cherchi: “Processo costruito sul nulla”. L’avvocato Pier Luigi Meloni, difensore di Cherchi, ha contestato l’intero impianto accusatorio: “Non c’è una sola intercettazione telefonica, nessuna prova concreta. Solo suggestioni e interpretazioni arbitrarie. Il tenore delle conversazioni è sempre lo stesso, e il principale teste dell’accusa, Stefano Angotzi, è pieno di contraddizioni”. Secondo Meloni, l’ex consigliere non avrebbe avuto rapporti personali con molti dei tesserati coinvolti e non avrebbe avuto alcun ruolo nelle presunte promesse di candidatura emerse dopo lo svolgimento del concorso al centro del caso. “Si parla della candidatura di Giulia Serra, fidanzata di Bassetti, ma il concorso si è svolto a novembre e la candidatura è emersa ad aprile, quando ancora non si sapeva nemmeno se il Partito dei Sardi avrebbe fatto lista alle comunali – ha detto il legale –. Nessun collegamento dimostrato, nessuna telefonata tra Cherchi e Bassetti. Chiediamo l’assoluzione con formula piena perché il fatto non sussiste”.
Duro anche l’avvocato Pasquale Ramazzotti, che ha definito il procedimento “infinitamente lungo e inutile”, denunciando “caos logico” e “deficienza di contestazione”. “Non ci sono intercettazioni, né prove di contatti. Non sussistono nemmeno gli estremi per qualificare il reato”, ha concluso.
Difesa Manai: “Accuse fondate solo sulle parole di Angotzi”. Per Salvatore Manai ha preso la parola l’avvocato Antonello Spada, che ha sottolineato come l’intero impianto accusatorio poggi sulle dichiarazioni di Angotzi, ritenute poco attendibili. Secondo l’accusa, Manai avrebbe favorito candidati in cambio di una maggiore penetrazione del Partito dei Sardi nel Marghine e nell’Oristanese. Ma la difesa smonta anche questo aspetto: “Il partito è nato nel 2013 e ha raccolto appena il 2,66% alle regionali del 2014. I fatti contestati non hanno portato alcun vantaggio politico concreto”.
Al centro dell’accusa ci sarebbe lo scambio di favori per la candidatura alle comunali di Oristano nel 2017. Ma per la difesa, i tempi non tornano: “Il concorso è di dicembre 2016, le elezioni di giugno 2017. A dicembre si parlava al massimo di coalizioni”. Spada ha poi evidenziato che Manai non faceva parte della commissione d’esame e che non esistono elementi che provino un suo coinvolgimento nella preparazione o nella fuga di domande. “Bassetti supera il concorso, ma la fidanzata no. Se davvero ci fossero stati favoritismi, anche lei sarebbe passata”.
Infine, la difesa ha chiarito che Manai non è mai stato segretario provinciale del Partito dei Sardi, né formalmente né di fatto: “Non ha mai dettato la linea politica del partito, al massimo si occupava di fare tessere o prenotare sale”.
Il processo è ancora in corso e si avvicina alle fasi conclusive. A ottobre parleranno gli avvocati di Antonio Succu, ex Sindaco di Macomer. Poi le controrepliche del Pubblico Ministero. Si conta di arrivare a sentenza entro l’anno.