Festival Letterario a Cabras. Omaggio a Sergio Atzeni e alla nuova narrativa sarda

Una serata dedicata alla memoria viva di Sergio Atzeni, alla sua eredità letteraria e alla forza della narrativa contemporanea sarda. È stato questo il cuore della seconda giornata del Festival Letterario dell’Archeologia, andata in scena ieri alla Peschiera di Mar’e Pontis, tra laguna e vento di maestrale. Dopo l’apertura dedicata alla politica e alla memoria civile, il nuovo appuntamento della rassegna organizzata dalla Fondazione Mont’e Prama ha riunito scrittrici e scrittori isolani in un dialogo appassionato sull’attualità di Atzeni e sulla letteratura sarda oggi.

A condurre la serata è stato Andrea Frailis, che ha aperto ricordando come «Atzeni, oggi noto per i suoi romanzi, le sue poesie, le traduzioni e il giornalismo, rappresenti un vero spartiacque nel panorama letterario sardo: esiste un prima e un dopo Sergio Atzeni». Ha quindi introdotto il talk “L’eredità viva di Sergio Atzeni” con Rossana Copez, che ha condiviso un ritratto personale dell’autore, ricordandolo prima ancora che diventasse “il Sergio” conosciuto da tutti. «La sua eredità – ha affermato Copez – non è qualcosa di fermo, ma un’eredità in movimento: offre scenari sempre nuovi per continuare a rappresentare la realtà, la tradizione e la mitologia sarda attraverso linguaggi diversi».

Il confronto ha visto protagonisti Giovanni Follesa, Francesca Spanu, Massimo Granchi, Ilenia Zedda, Cristina Caboni e Giampaolo Cassitta, autori e autrici che, partendo dai propri lavori, hanno riflettuto sul modo in cui Atzeni ha influenzato la loro scrittura. Follesa ha ricordato l’impatto di Atzeni sui suoi studi universitari: «Fu inserito tra i grandi della letteratura italiana, oltrepassando gli argini della letteratura sarda e innovando lo stile». Spanu ha evidenziato come Atzeni abbia reso il romanzo accessibile a tutte e tutti, «rompendo gli schemi e rendendo il linguaggio una porta aperta». Granchi lo ha definito una “Nouvelle Vague”, in grado di superare la visione classica della letteratura isolana e di restituire centralità alla città e alle sue periferie, agli ultimi e ai semplici. Per Zedda, «è forse l’unico autore sardo che riesce a parlare ai millennial con uno sguardo davvero nuovo».

Cristina Caboni ha sottolineato come Passavamo sulla terra leggeri offra «un monito, uno spunto per una nuova coscienza ambientale». Cassitta ha raccontato di aver scoperto Atzeni grazie ai detenuti dell’Asinara: «In Bellas Mariposas ho riconosciuto un mondo che nessuno aveva mai raccontato in quel modo».

La seconda parte della serata è stata dedicata a una produzione originale: un reading teatrale con Tullio Solenghi ed Elena Pau, sulle musiche del maestro Alessandro Nidi, con testi tratti da Passavamo sulla terra leggeri e da alcune poesie di Versus, adattati da Rossana Copez. Lo spettacolo, molto coinvolgente e applaudito, ha saputo emozionare il pubblico grazie all’intensità della narrazione e alla qualità della proposta artistica, capace di restituire tutta la profondità del pensiero e della scrittura di Atzeni.

I prossimi appuntamenti. Il Festival Letterario dell’Archeologia prosegue questa sera, giovedì 10 luglio, sempre alla Peschiera Mar’e Pontis di Cabras, con una serata che intreccia racconto intimo, satira e musica.Anna Cherubini e Giada Di Berardino apriranno l’incontro con Frollino, il mio bambino magico (Mondadori), in dialogo con Virginia Saba. Seguirà Alessandro Bencivenni, sceneggiatore e autore di Quei giorni in Provenza (Linea Edizioni), e Federico Palmaroli, alias Le più belle frasi di Osho, con il suo nuovo libro Nun fate caso ar disordine (Rizzoli), entrambi intervistati da Andrea Fulgheri.

Gran finale con Alberto Matano, che presenterà il suo libro Vitamia (Mondadori) in dialogo con Giovanni Follesa, e con Franca Masu, che porterà in scena lo spettacolo AMOR I MAR, accompagnata da Luca Falomi alla chitarra e Salvatore Maiore al violoncello.

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