Processo “Ippocrate”. Parlano le difese di Mariano Meloni e Maria Giovanna Porcu

Battute finali del lungo processo “Ippocrate”, che ha posto sotto accusa la sanità oristanese per assunzioni sospette, concorsi pilotati e intrecci politici, con al centro il Partito dei Sardi. Nella giornata odierna, in tribunale, offensiva delle difese, che hanno cercato di smontare punto per punto l’impianto accusatorio eretto dalla Procura.

Le arringhe difensive: Meloni. Tra i protagonisti dell’udienza odierna, l’avvocato Enrico Meloni, difensore dell’ex manager dell’Asl, Mariano Meloni, che ha difeso il suo cliente evocando una “condotta integerrima”. Ha sottolineato che guidare un’azienda sanitaria di grandi dimensioni comporta “responsabilità enormi” e che il ricorso a contratti di somministrazione, attraverso le agenzie interinali non è indice di clientelismo, ma di necessità operativa: “Si attingeva da agenzie semplicemente perché c’era bisogno impellente di personale”, – ha detto.

Riguardo all’assunzione di Daniela Sanna come assistente ausiliaria di sala operatoria, accusa che secondo l’accusa sarebbe collegata a favoritismi, la difesa ha precisato che i posti liberati non erano equivalenti: “I 4 posti eliminati erano OSS, mentre i 6 nuovi assunti erano ausiliari” – ha affermato Meloni. Inoltre, ha spiegato, “la Sanna, come gli altri, era assunta con contratto a 24 ore, per garantire una turnazione più efficiente”. Secondo questa lettura, non si sarebbe trattato di un favore, ma di una scelta organizzativa. Infine, sull’ipotesi che per far posto alla Sanna fosse stata mandata via Gloria Tiddia, l’avvocato ha dichiarato che in realtà le due hanno lavorato insieme per diversi mesi, e che, se Tiddia è poi uscita, ciò potrebbe essere dovuto a motivi diversi da quelli prospettati dall’accusa.

Difesa Figus per Maria Giovanna Porcu. Altro momento significativo è stato l’intervento dell’avvocato Carlo Figus, che difende Maria Giovanna Porcu, l’ex commissaria dell’Asl. Figus ha evidenziato che Porcu, quando le fu chiesto di fornire alla commissione regionale per la sanità (all’epoca presieduta dal conaigliere sardista Angelo Carta) l’elenco degli assunti, “si trovò tra due diritti legittimi: da un lato la richiesta di trasparenza, dall’altro il dovere di tutelare la privacy dei lavoratori”. Secondo la difesa, la scelta di non comunicare certi dati non fu dunque un’ostruzione, ma una salvaguardia del diritto alla riservatezza dei lavoratori.

Il contesto più ampio. L’inchiesta “Ippocrate” verte su un sistema, secondo l’accusa, in cui assunzioni e concorsi nella sanità oristanese sarebbero stati pilotati per favorire persone legate al Partito dei Sardi. Nel maggio 2025, il pubblico ministero Marco De Crescenzo ha chiesto cinque condanne, da 9 a 3 anni, per alcuni imputati chiave. Tuttavia, per altri, tra cui proprio l’ex manager Meloni e la commissaria Porcu, la Procura ha proposto l’assoluzione. Altri imputati sono figure di rilievo: Antonio Onorato Succu (ex primario del blocco operatorio ed ex Sindaco di Macomer), per cui è stata chiesta la pena più alta (9 anni). Augusto Cherchi, ex consigliere regionale del Partito dei Sardi e primario di anestesia, per cui sono stati richiesti 8 anni e 3 mesi. Gianni Piras, ex direttore delle professioni sanitarie, e Salvatore Manai, ex caposala (blocco operatorio), per cui la Procura ha chiesto 7 anni e 3 mesi. Le agenzie interinali coinvolte, con le loro responsabili: Agnese Canalis (E-Work) e Nicola Contarini (Tempor).

Altri temi emersi: mobbing e pressione politica. Non solo assunzioni: durante il processo sono emerse anche accuse di mobbing e di condizionamento politico. Un testimone ha raccontato di essere stato emarginato perché non aveva aderito al Partito dei Sardi. Secondo le difese, tuttavia, alcune accuse sono “basate su suggestioni, non su prove concrete”.

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