Depurazione, la protesta dei lavoratori: “Abbanoa ci esclude dopo decenni di servizio”

Cresce la tensione tra i lavoratori del settore della depurazione in Sardegna, molti dei quali da anni operano negli impianti gestiti da società appaltatrici come Acciona Agua S.A.. Al centro della protesta c’è la procedura di internalizzazione del servizio avviata da Abbanoa S.p.A., che secondo gli operatori rischia di lasciare senza tutele centinaia di lavoratori con lunga esperienza sul campo. Solo in Provincia di Oristano sono 48 i lavoratori assunti nelle societa’ appaltatrici.

La contestazione è formalizzata in una comunicazione ufficiale indirizzata alla presidente della Regione, Alessandra Todde, e alle assessore regionali Desirè Alma Manca (Lavoro) e Mariaelena Motzo (Affari Generali e Personale).

Nel documento, i lavoratori denunciano che il recente bando pubblico – “Avviso conduttori impianti Dep – rif. 08/2025” – rappresenta una “brusca inversione di rotta” rispetto agli impegni presi in passato.Secondo i dipendenti, infatti, il nuovo bando non garantisce alcuna tutela occupazionale, non riconosce l’anzianità di servizio maturata e non prevede clausole sociali o meccanismi di salvaguardia per la continuità lavorativa. Una situazione che, se confermata, “metterebbe a rischio il futuro professionale di centinaia di famiglie sarde” impegnate da anni in un servizio pubblico essenziale come quello della depurazione delle acque reflue.

La preoccupazione dei lavoratori nasce anche dal contrasto con il documento ufficiale firmato dalle due assessore Manca e Motzo, in cui la Regione aveva espresso l’impegno a garantire una transizione “nel rispetto delle esigenze e dei diritti di tutti i lavoratori coinvolti”. Un impegno che, denunciano oggi gli operatori, “non trova riscontro nella procedura adottata da Abbanoa”.

Nella comunicazione si richiamano anche potenziali rischi normativi:

-la possibile violazione dell’art. 50 del Codice degli Appalti (D.Lgs. 36/2023), che impone la tutela della continuità occupazionale nei cambi d’appalto;

-la perdita dei diritti acquisiti in contrasto con l’art. 35 della Costituzione e con recenti pronunce della Cassazione;

-e la possibilità di configurare un’interposizione illecita di manodopera, con conseguenze anche sul piano legale.

I lavoratori chiedono dunque alla Regione di intervenire “con urgenza” per chiarire le motivazioni politiche e tecniche della scelta di Abbanoa e per garantire la salvaguardia dei diritti acquisiti. Tra le richieste anche un incontro immediato con la Presidenza e gli assessorati competenti, per “individuare soluzioni concrete e condivise”.

Sul fronte umano, prevale l’amarezza di chi lavora nel settore da decenni e oggi si sente messo alla prova come se fosse un esordiente. “Abbiamo garantito il funzionamento degli impianti per anni, spesso in condizioni difficili – scrivono –. Ora rischiamo di perdere tutto per una scelta incomprensibile”.

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