Espropri a Mont’e Prama. La versione di Muroni: “Noi siamo pronti, è il Comune che tarda”
Il tema è uno dei più caldi, quando si parla dell’area archeologica di Mont’e Prama. Si parla della vigna impiantata intorno al 2016 a Nord del sito. All’epoca il terreno era incolto e, nonostante le prime indicazioni delle rilevazioni effettuate col georadar sulla presenza di resti archeologici, nessuno si oppose all’impianto di una vigna. Solo successivamente la Soprintendenza ha apposto il vincolo per la tutela archeologica del terreno, punto di partenza fondamentale per l’esproprio e l’avvio di una campagna di scavi.

Ad oggi, il terreno è ancora nella disponibilità del proprietario privato e produce vino. Gli scavi di saggio svolti, che hanno portato alla luce delle strutture murarie, si sono svolti in regime di occupazione temporanea di proprietà privata. Lo stesso modello che si seguirà, nella campagna di scavi che partirà a giorni, per le aree a Sud del sito.
“Abbiamo fiducia che si tratterà dell’ultima campagna di scavi svolta con queste modalità – ha affermato il presidente della Fondazione Mont’e Prama Anthony Muroni -. I famosi 11 ettari da espropriare sono già stati dichiarati di interesse pubblico dal Ministero dei Beni culturali. La pratica di esproprio non compete né al Ministero né alla Fondazione, ma al Comune e si è un po’ arenata. Ecco perché non abbiamo ancora avviato le pratiche per l’infrastrutturazione di Mont’e Prama. Peraltro abbiamo già i tre progetti vincitori del concorso di idee, che saranno presentati a breve”.

Le affermazioni di Muroni sono arrivate ieri, nel corso della conferenza stampa di presentazione della nuova campagna di scavi di Mont’e Prama. Una chiara assegnazione di responsabilità nei confronti del Comune di Cabras, arrivata quando le urne elettorali erano ancora aperte. Le elezioni hanno poi consegnato il bis, di larga misura, al primo cittadino uscente Andrea Abis, alla guida di una lista civica.
Fra Abis e Muroni, c’erano già state tensioni tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023. Allora, il primo cittadino, componente di diritto del cda della Fondazione, non aveva votato il bilancio di previsione, contestando l’entità dei pagamenti della Fondazione nei confronti dell’ente locale, giudicati inferiori a quanto previsto dagli accordi e dallo statuto.
Da allora, fra i due si sono interrotti i rapporti pubblici, con il Comune che non è mai stato invitato agli eventi pubblici organizzati dalla Fondazione.

Abis, intervistato da Ornews prima delle elezioni, aveva cercato di gettare acqua sul fuoco: “E’ normale, in questa fase di rodaggio della Fondazione, che ci siano confronti anche accesi su questioni gestionali e amministrative, ma sono fiducioso che riusciremo a lavorare tutti insieme per il grande piano di valorizzazione di Mont’e Prama, di Tharros e di tutto il grande patrimonio archeologico del Sinis”.
Ieri, per la Fondazione Mont’e Prama, non è arrivato solo l’annuncio dell’avvio della nuova campagna di scavi. Il presidente Muroni ha anche annunciato che la direttrice dell’ente Nadia Canu lascerà l’incarico il prossimo 31 maggio. La Canu lascia l’incarico dopo appena 8 mesi.

Ecco il testo di arrivederci pubblicato da Nadia Canu:
“Con la mostra al Metropolitan che ha portato Mont’e Prama in una delle massime istituzioni museali mondiali, si chiude la mia esperienza come direttrice della Fondazione.
Un’esperienza straordinaria, otto mesi passati tra Cabras e missioni nazionali e internazionali, di cui sono grata al Presidente e a tutto il CdA, ma che il 31 maggio avrà termine, con il rientro in Soprintendenza.
Ho infatti preso maggiore consapevolezza che l’attività sul campo e l’impegno quotidiano per la tutela del patrimonio archeologico non sono per me un semplice lavoro ma una vera e propria vocazione.
Il mio professore, Giampiero Pianu, diceva sempre: “tutti sono utili, nessuno è indispensabile”, e ho scelto di tornare là dove mi sento più utile.
Sono sicura che la Fondazione, continuerà a volare alto, promuovendo l’archeologia della Sardegna a livello internazionale, come mai nessuno prima di ora ha fatto, raggiungendo nuovi e ambiziosi obiettivi.
Sarò sempre dalla parte dei Giganti, che ho visto rinascere dal lavoro dei restauratori e con la direzione della mia direttrice, Antonietta Boninu, e tiferò sempre per loro, ma è il momento di tornare sul territorio. In questo momento la Sardegna è sotto attacco a causa della speculazione energetica, che sta diventando la nuova servitù coloniale. Solo un potenziamento degli enti di tutela e una politica più consapevole potranno difendere la nostra Isola, e io, per quanto piccola, riprenderò a fare la mia parte.
Ringrazio tutte le persone che hanno collaborato con me in questi mesi, il CdA, tutto il personale della Fondazione per la professionalità, l’impegno e l’entusiasmo. Mi sia consentita una menzione speciale per la segreteria di direzione e per il personale della cooperativa Penisola del Sinis: la competenza e la dedizione che tutti gli operatori mettono quotidianamente nel proprio lavoro è encomiabile e, insieme ai Giganti, anche tutti loro si sono conquistati per sempre un pezzo del mio cuore”.