
Gruccione ferito salvato a Villanova Truschedu. Intervento del Corpo Forestale
Nel pomeriggio del 23 agosto 2025 una pattuglia della Stazione Forestale e di Vigilanza Ambientale di Villaurbana è intervenuta in località “Prochilis”, agro del Comune di Villanova Truschedu, per il recupero di un esemplare di gruccione (Merops apiaster), conosciuto in sardo come “Marragau”, segnalato da un cittadino all’interno di un terreno privato.
Il volatile, pur apparendo vigile, non era in grado di volare e rischiava di essere predato. Accertata l’assenza di nidi nelle vicinanze, i Forestali hanno provveduto al recupero e al trasporto presso la Clinica Veterinaria convenzionata “Due Mari” di Oristano, dove il Dott. Paolo Briguglio ha riscontrato condizioni generali di debilitazione, probabilmente dovute a denutrizione, ma nessuna lesione alle ali.
Il gruccione è una specie migratoria protetta dalla Convenzione di Berna, che giunge in Sardegna tra aprile e maggio per la nidificazione, per poi migrare a fine estate verso l’Africa. Nidifica in colonie numerose, scavando gallerie lungo sponde sabbiose o argillose, dove depone da 5 a 8 uova. La Sardegna rappresenta uno dei siti di nidificazione più importanti d’Europa per il gruccione, che trova nell’isola condizioni particolarmente favorevoli per la riproduzione, grazie alla varietà di ambienti naturali e alla presenza di ampi tratti di sponde sabbiose o argillose, ideali per lo scavo delle gallerie riproduttive. Durante il periodo estivo è facile ammirare gruppi numerosi di questi uccelli posati in fila su rami, fili elettrici o cavi dell’alta tensione, da cui si lanciano in spettacolari picchiate per catturare insetti in volo.

Il gruccione è noto anche per la sua predilezione verso insetti imenotteri come api, vespe e calabroni che riesce a neutralizzare con abilità prima di ingerirli, dimostrando una straordinaria adattabilità alimentare. La convivenza con le attività umane, in particolare con l’apicoltura, ha richiesto nel tempo soluzioni di mitigazione: in Sardegna molti apicoltori hanno adottato con successo sistemi di protezione passiva, come la copertura delle arnie con reti, che riducono l’impatto dei predatori alati sugli alveari senza arrecare danno alla specie.
Questa forma di convivenza equilibrata tra uomo e fauna selvatica rappresenta un modello positivo di gestione delle risorse naturali e di tutela della biodiversità, in linea con i principi della conservazione sostenibile.
L’episodio dimostra ancora una volta l’importanza della collaborazione tra i cittadini e il Corpo Forestale nella tutela della fauna selvatica.