
Mont’e Prama. Il Mediterraneo delle memorie nell’ultima serata del Festival dell’Archeologia
La quarta edizione del Festival dell’Archeologia si conclude questa sera, venerdì 20 giugno, a partire dalle 20:30 al Museo Civico Giovanni Marongiu di Cabras, con una serie di appuntamenti dedicati alla ricerca scientifica e agli orizzonti del Mediterraneo antico, attraverso lo sguardo di archeologi, studiosi e istituzioni impegnati nella valorizzazione del territorio e delle sue connessioni storiche con le grandi civiltà del passato.
La serata si aprirà con un approfondimento dedicato alle relazioni tra la Sardegna nuragica, l’Egeo e il Mediterraneo orientale, con gli interventi di Massimo Cultraro, Raimondo Zucca, Carlo Tronchetti e Anna Paola Delogu. A seguire, si entrerà nel cuore del territorio con un focus sulle prospezioni archeologiche nella laguna di Cabras, presentate da Rita Auriemma, Piergiorgio Spanu e Maria Mureddu. Spazio poi alla presentazione delle recenti indagini nel nuraghe Cannevadosu di Cabras, a cura di Raimondo Zucca, Nicoletta Camedda e Maura Vargiu, prima di concludere con due contributi accademici: uno sulla vita quotidiana a Tharros, a cura di Anna Chiara Fariselli dell’Università di Bologna, e uno sulla relazione tra città e paesaggio costiero, affidato a Carla Del Vais dell’Università di Cagliari. A condurre la serata sarà Ambra Pintore, con l’accompagnamento musicale – in apertura e nei momenti di intervallo – di Ilaria Porceddu ed Emanuele Contis. Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito

La terza serata. Dalla Sicilia di Archimede e Ustica alla Sardegna del Sinis, passando per il corpo nell’arte e nella storia. Il Festival dell’Archeologia promosso dalla Fondazione Mont’e Prama ha vissuto ieri a Cabras una delle sue serate più intense e variegate, grazie a un programma articolato che ha spaziato tra letteratura, storia, geopolitica e arte. La serata, presentata e condotta da Ambra Pintore, si è aperta con una riflessione sulla potenza evocativa della letteratura storica, capace di restituire voce e memoria ai popoli del mare.
Nel primo intervento, Francesco Grasso, autore di romanzi storici ambientati nella Magna Grecia e nella Sicilia del Novecento, ha accompagnato il pubblico in un viaggio appassionante: da Siracusa ai tempi di Archimede, durante l’assedio romano del III secolo a.C., fino a Messina nel 1908, tra le macerie del terremoto e l’inquietante intreccio tra storia e mistero.
A dialogare con lui Maria Emanuela Alberti, archeologa, docente e studiosa dei rapporti culturali tra isole mediterranee, che ha ricordato come gli scambi e le relazioni tra Sardegna, Sicilia, Creta e Cipro risalgano a millenni fa, in un Mediterraneo dove «sono passati tutti». I due ospiti hanno restituito un’immagine dinamica e potente dell’insularità: approdo e crocevia, laboratorio di storie e identità in continua trasformazione. Il secondo incontro della serata è stato dedicato alla Carta di Ustica, un protocollo di collaborazione tra la Fondazione Mont’e Prama e la Fondazione Sebastiano Tusa, che guarda al Mediterraneo come rete viva di comunità, memorie e patrimoni condivisi.
Valeria Li Vigni, presidente della Fondazione Tusa, ha raccontato come l’esperienza di Ustica abbia stimolato la partecipazione dal basso, grazie a progetti che uniscono nuove tecnologie, ricerca archeologica e coinvolgimento attivo della popolazione. “Lavoriamo su obiettivi comuni: valorizzare i beni culturali mettendo al centro le persone. Ustica ha risposto con entusiasmo e il sodalizio con la Fondazione Mont’e Prama sta aprendo nuove prospettive”.

Anthony Muroni, presidente della Fondazione Mont’e Prama, ha proposto una riflessione sull’attualità: “Nel Mediterraneo, da almeno vent’anni, si stanno ridefinendo equilibri politici, sociali e culturali. In questo scenario mutevole, il nostro ruolo è innovare i linguaggi, rafforzare i legami tra territori e promuovere una cultura partecipata. Le comunità devono essere protagoniste della valorizzazione del loro patrimonio, sentendosi parte attiva di un progetto collettivo. Stiamo lavorando alla costituzione di un Centro Studi del Mediterraneo a Cabras, per fare della cultura uno strumento di comprensione reciproca e di crescita condivisa”.
Roberto Filloramo, della Fondazione Tusa, ha ribadito come la comunità usticese stia dimostrando grande interesse per il lavoro della Fondazione Tusa: «C’è una forte volontà di custodire e raccontare il proprio patrimonio. La Carta di Ustica è un impegno a non disperdere questa eredità».

Giorgio Murru ha invece evidenziato le somiglianze tra Ustica e Cabras: «Anche il Sinis è un’isola nell’isola. Le esigenze delle due comunità sono simili: coinvolgere chi vive e lavora sul territorio è fondamentale, come stiamo facendo con le cooperative dei pescatori di entrambe le realtà. Non esiste valorizzazione senza partecipazione».
Massimo Cultraro ha concluso il panel con un doppio sguardo: «Ustica è legata alla Sardegna sin dal Neolitico, con le testimonianze ritrovate della cultura di Ozieri. Ma c’è anche una connessione più recente: quella del confino politico, che vide protagonisti molti sardi, tra cui Antonio Gramsci. Queste storie comuni meritano di essere ricordate».
A chiudere la serata, l’incontro “L’arte e il corpo. Toccare e non toccare” ha catturato l’attenzione e l’emozione del pubblico, grazie ai contributi di Roberta Scorranese e Claudio Pescio.
Scorranese ha esplorato la rappresentazione del corpo umano nell’arte e nella cultura, sottolineando come «il corpo è sempre stato qualcosa di instabile, ambiguo, mutevole. Da Ermafrodito a San Sebastiano, da Michelangelo a Caravaggio, passando per David Bowie e fino ai giorni nostri, l’arte ha raccontato una fluidità che sfugge alle classificazioni rigide». Pescio, con un viaggio attraverso opere che parlano di eccessi, libertà e trasgressione, ha mostrato come «ciò che nell’arte rimane ai margini spesso è ciò che ci racconta di più sulla libertà e sul desiderio di rompere gli schemi».
Il pubblico ha risposto con grande attenzione e interesse all’appuntamento, intervallato dal commento musicale a cura di Chiara Effe.