Processo Ippocrate. Primo test in aula. Ecco come è nata l’indagine
Primo testimone al processo Ippocrate: Alessandro Enna, luogotenente della Guardia di Finanza. Ha spiegato che la denuncia nasce da due notizie di reato: la prima, un batti e ribatti tra la minoranza nel consiglio comunale di Macomer e il Sindaco Antonio Succu, il principale degli attuali indagati e allora primario del reparto di Ginecologia. La minoranza, attraverso un giornale locale, aveva fatto notare il numero anomalo degli assunti di Macomer nella Assl di Oristano, 34 su 106. Al dibattito sul giornale, seguiva una denuncia all’Ispettorato del Lavoro, che a sua volta portava tutto in Procura.
L’altra denuncia è di Angelo Carta, allora consigliere regionale, facente parte della commissione straordinaria per l’efficienza sanitaria: anch’egli aveva presentato un esposto in Procura, con materiale cartaceo portato a prova, su due concorsi banditi dalla Assl, quello per infermieri e quello per ostetrica.
“Da quel momento sono partite le indagini – ha spiegato Alessandro Enna-. Una lunga indagine, fatta di intercettazioni, pedinamenti, esame di materiale trovato nei Pc degli indagati, raccolta di numerose testimonianze”.
Il processo “Ippocrate” vuole evidenziare eventuali anomalie in due concorsi pubblici, finalizzate alla presunta assunzione pilotata di medici e infermieri attraverso le agenzie interinali. Gli indagati sono diversi: l’ex Sindaco di Macomer Antonio Succu e l’ex direttore generale della Asl, Mariano Meloni. Insieme a loro, l’allora consigliere regionale del partito dei sardi e primario del reparto di Anestesia, Augusto Cherchi, alcuni dipendenti che avevano ruoli apicali nei concorsi in oggetto, come il coordinatore infermieristico Salvatore Manai e i direttori dell’ufficio SPS, che ha competenze sulle assunzioni del personale, Angelo Piras e Gianni Piras. Infine, i responsabili delle agenzie interinali, La Tempor Spa di Nicola Contadini e la E-Work di Agnese Canalis.
All’inizio dell’udienza odierna, i Pm Armando Mammone e Marco De Crescenzo hanno eccepito il numero esoso di testimoni chiamati dalla difesa. Sono più di cento (molti in comune), “ma sono giustificati dai numerosi capi d’accusa a carico degli imputati” hanno ribattuto gli avvocati. Solo a carico di Antonio Succu, i capi d’accusa sono undici. Prossima udienza il 18 Novembre.