Samugheo scopre “Antares”, scultura centenaria creata da tre giovani del paese

Tre giovani accomunati da una passione, l’arte, oltre che da una spiccata voglia di emergere. E così, Samugheo scopre “Antares”, scultura lignea, durante un evento creato da tre vecchi compagni di scuola dell’istituto d’arte di Oristano: Federico Giongo, Lussorio Sini e Gabriele Mura. Dopo anni si son incontrati e uniti per condividere una passione in comune, quella dell’arte, che fiorisce in un progetto di una scultura su un unico tronco di castagno di 2 metri e 40. L’appuntamento è per sabato e domenica, 23 e 24 marzo, a Samugheo.


“Un’idea nata e covata da Iko (Federico), che ha maturato nelle nostre coscienze, fino a prendere forma e concretizzazione nei 18 mesi che ci ha coinvolto, per circa 600 ore di lavoro a testa stimate – spiega Gabriele, che a Samugheo ha il laboratorio artistico del legno, che sarà aperto al pubblico -. La passione per l’arte ci ha distolto dal quotidiano. La nostra è un’opera nata senza committenti, ma solo per l’ambizione di rimettersi in gioco”.


L’opera rappresentata una scultura in castagno delle montagne di Desulo. Per realizzarla ci son voluti 95 anni, perché la natura ha donato un un castagno
che ha preso forma col tempo e i suoi 91 anelli di accrescimento ne testimoniano la data. Una malattia chiamata “mal dell’ inchiostro” ha bloccato lo stato vegetativo della pianta. “Dopo essere stata abbattuta e tenuta nel bosco per due anni da Libero Todde, il segantino di Desulo, l’abbiamo presa noi” – aggiunge Gabriele.

Un dettaglio della scultura, da ammirare a Samugheo

La scultura è polisignificativa. Parte dalla mitologia greca delle moire, padrone del fato: un viaggio
di riflessione dove viene rappresentata la morte dalla quale evince la vita: una donna rappresentata gravida sospesa su fili (il filo della vita), inseriti in un telaio verticale che rimanda al telaio primordiale creato dall’uomo per tessere. Porta con sé decorazioni riprese dall’arte della tessitura locale dei tappeti, tra
cui uno in riferimento ai tappeti del “tapinu e mortu” che venivano usati per la veglia funebre, presenti nella collezione permanente del museo MURATS.


“Madrina d’eccezione per l’evento di sabato, un open day nel mio laboratorio, sarà la nostra ex docente delle superiori di storia dell’arte, che racchiuderà in un testo critico tutto il discorso: dall’ ideazione
concettuale, alla tradizione culturale e simbolica sarda” – annuncia Gabriele Mura. Nell’opera ci sono inoltre altri richiami ad artisti sardi, tra cui Francesco Ciusa e Maria Lai.

Nelle due giornate di apertura al pubblico del laboratorio, ci sara’ spazio anche per altri due artisti: uno è Andrea Casciu, che lo scorso agosto ha realizzato nel laboratorio il murale “su maistu”, rappresentazione di Dedalo. Insieme a iko Giongo rappresenterà la falegnameria, con immagini che evolgono ad una lettura sociale: l’artista fa riferimento alle tradizioni di Samugheo, dai mamutzones ai pibiones dei tappeti e altre simbologie delle casse sarde.

Il video di presentazione dell’evento

Il secondo artista ospite è Claudio Spanu, che ha elaborato un video making: immagini legate alle culture del mediterraneo, tra cui quella sarda, che si sposano bene con l’opera lignea realizzata dai tre ragazzi. Alla fine del percorso artistico, allestito dal fotografo Serafino Deriu di Borore ci sarà una delicata degustazione di prodotti tipici, offerti da “La dolce vigna”, cantina di Antonella Pisu di Atzara, “I dolci di Borore” di Maria Antonietta Muroni e “Casu Mandrolisai” di Gerolamo Sanna di Samugheo.

Condividi questa notizia: