Oristano che riparte. La fase 3, secondo i Sindacati di Cgil, Cisl e Uil

Dai Sindacati oristanesi di Cgil, Cisl e Uil riceviamo documento su alcune proposte per far ripartire settori-chiave, che pubblichiamo integralmente:

La pandemia sta mettendo a dura prova il sistema economico della nostra provincia che già prima non navigava in ottime acque.
Questo ha imposto l’adozione di provvedimenti di blocco ad un insieme di piccole imprese, per lo più legate ai settori del commercio, dell’artigianato, dell’edilizia e dell’agricoltura, che hanno subito un duro colpo da questi mesi di chiusura forzata.
Per queste ragioni e per come già si presentava il sistema economico e sociale del nostro territorio, molto degradato e debole, vi è la necessità di un piano di interventi capace, in prospettiva, di realizzare il rilancio dell’economia oristanese che potrebbe trovare il suo punto di forza proprio nelle piccole e medie imprese.

Alessandro Perdisci, segretario Cisl


Vi è quindi la necessità impellente di ripensare ad un nuovo modello di sviluppo che privilegi una nuova organizzazione del lavoro e della catena di creazione del valore, sia nell’apparato produttivo che nella rete dei servizi alla produzione ed al consumo, oltre che a nuove modalità di funzionamento della pubblica amministrazione.


Questa emergenza ha messo in evidenza l’importanza del territorio pur in presenza di un sistema economico oramai globalizzato.

Andrea Sanna, segretario Cgil

In tal senso, va ricercata l’importanza primaria delle relazioni tra le persone, va riscoperta la piccola comunità, quale elemento discriminante nel ricreare quel rapporto, per un equilibrio economico e sociale.
La pandemia ha messo in evidenza le criticità del sistema sanitario a tutti i livelli e per questo ne va rivista l’organizzazione, che ci costa tanto e tanto non ci soddisfa; vanno fatti investimenti importanti nella sanità pubblica.
Ci preoccupa particolarmente che la Regione Sardegna continui imperterrita nella sua opera di tagli e ridimensionamenti dei centri sanitari territoriali (vedi Santa Maria Bambina e Servizio di Oncoematologia del San Martino) dimostrando di non aver imparato nulla dalla crisi sanitaria in atto.
Va garantita la tutela delle piccole comunità, la medicina di prossimità, l’accesso alle cure specialistiche, abbattendo le insostenibili liste d’attesa; una medicina che sia più vicina al cittadino e che soddisfi le esigenze dei pazienti .
Capitolo a parte per gli ospedali che devono essere certamente diversificati nel territorio, alcuni a garanzia di prime cure stabilizzatrici di prossimità ed altri che, da grandi centri di riferimento regionale, offrano cure di alta specializzazione in tutti i settori della medicina e chirurgia.
Altro tema è l’istruzione, la formazione e l’educazione che necessitano di essere tenute in grande considerazione, anche alla luce di quanto accaduto in questa tremenda fase, che ha dimostrato che tanti
sono stati gli errori commessi da chi ha programmato tagli indiscriminati del settore.

Franco Mattana, coordinatore Uil

Occorre rilanciare la Formazione Professionale con il compito di recuperare la carenza di personale qualificato, basti pensare alle figure professionali da utilizzare all’interno del sistema sanitario.
Cosi come riteniamo indispensabile la necessità di arricchire il territorio di un istituto ITS, Scuola di Alta Tecnologia, luogo fondamentale per far incontrare istruzione, formazione e lavoro.
E’ evidente che oggi vanno riscoperte le piccole classi, i piccoli sistemi educativi che erano il fulcro della società e della continuità dei piccoli centri urbani, che si sono spopolati proprio per mancanza di strumenti educativi e di servizi.
Investire ingenti risorse pubbliche per la ricostruzione e la manutenzione di scuole e asili nelle piccole realtà paesane, evitare il sovraffollamento delle classi e lo spostamento dei bambini da un comune all’altro.
Per questo motivo come OO.SS. del territorio riteniamo essenziale valorizzare il principio di sussidiarietà e ripensare quei modelli di sviluppo cui si stava puntando e che miravano invece alla centralizzazione ed all’accorpamento.
CGIL CISL e UIL oristanesi vogliono portare all’attenzione delle forze politiche oristanesi quali siano, secondo noi, le priorità che con l’inizio della Fase 3 devono essere messe al centro della ripartenza, al fine di condividere un percorso di rilancio, che veda al centro il lavoro, quello buono e tutelato.
Riteniamo essenziale dare immediato avvio ad una seria programmazione di investimenti pubblici in infrastrutture materiali ed immateriali che riguardino tutto il territorio.
La provincia di Oristano ha perso in questi mesi centinaia di posti di lavoro, soprattutto nei settori del Commercio-terziario e dell’edilizia.
Occorre dare avvio ad una serie di cantieri che aspettiamo da tempo.
Le manutenzioni edili degli uffici pubblici, della rete viaria provinciale, investire sul sistema ferroviario ed il collegamento veloce con l’aeroporto di Cagliari Elmas, la valorizzazione del sistema aereoportuale di Fenosu, nato con contributi pubblici ed oggi non valorizzato (magari si dovrebbero coinvolgere imprenditori che investano nell’ alta tecnologia dell’aerospazio).
Inoltre non possono più attendere la valorizzazione del porto industriale, il completamento della rete metaniera, l’adeguamento delle reti telematiche e la digitalizzazione del territorio.
Ulteriori investimenti sono necessari per rilanciare il settore artigiano che rappresenta numeri importanti di imprese e lavoratori in tutto il nostro territorio.
Le produzioni artigiane, con un insieme eterogeneo di manufatti, sono espressione di una identità forte, di una tradizione storico culturale e di una produzione di qualità e pregio.

Vanno inoltre incentivati investimenti privati per l’industria di trasformazione, in un’ottica industriale innovativa ecologica, rispettosa dell’ambiente e che contribuisca al completamento della filiera agricola,
forza economica della nostra provincia. In tutto questo non possiamo dimenticare l’apporto che il turismo offre al territorio. Ripensare quel sistema in un’ottica di sostenibilità, che ne garantisca la fruibilità con la massima sicurezza, diventa essenziale per competere con realtà molto più strutturate della nostra.

L’ambiente sano, il territorio con bassa densità di popolazione, sono elementi che ci hanno, per così dire, quasi protetti dalla grave pandemia.
Dobbiamo essere capaci di governare ed investire per migliorare la nostra condizione salvaguardando questi aspetti e potenziando quei sistemi che sopra abbiamo richiamato.
Così facendo crediamo che, pur in presenza di un sistema economico oramai globalizzato, ma che ha mostrato durante questa emergenza tutte le sue debolezze, si possa ripartire investendo sulle potenzialità, sulle tradizioni e sui valori sociali della piccola comunità.

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