San Martino, prosegue il disarmo. Loi (Progressisti) lancia allarme pediatria

Una situazione ormai fuori controllo che necessita di un immediato intervento dell’assessore competente”. Diego Loi, consigliere regionale dei Progressisti denuncia le carenze d’organico nella Sanità oristanese e chiede un intervento in tal senso della Giunta ritenendolo ormai “non più rinviabile”.
“Più volte sono stati segnalati i problemi di Bosa e Ghilarza, ma anche Oristano non è da meno”, spiega il vice presidente della Prima Commissione.

“Le carenze riguardano diversi settori e l’arrivo del Covid non ha fatto che accentuarle – spiega Loi – gli appelli ormai arrivano da più parti: sindacati, ordini professionali e medici. Ai vari problemi legati soprattutto alle piante organiche, devono aggiungersi quelli del reparto di Pediatria del San Martino dove, a breve, potrebbero restare operativi solo 7 medici rispetto ad almeno 12 necessari. Da circa due anni manca anche il dirigente-primario, arrivano medici per pochi mesi e non si investe mai sulle competenze”.
“Una situazione, quella di Pediatria, – dice ancora Loi – che costringerebbe il personale a turni molto stressanti, con tutti i rischi del caso per un reparto così importante e che ha sempre garantito un servizio all’altezza”. “Ma i problemi riguardano anche la pediatria di libera scelta, anche in questo caso sotto organico”.


Secondo il consigliere di opposizione, dunque, intervenire sugli organici è una priorità assoluta: “Sono stati evidenziati gravi problemi in molti reparti, ci sarebbero difficoltà nei Laboratori e in Radiologia sempre al San Martino – spiega Loi – problemi che sicuramente non saranno risolti attraverso questa riorganizzazione delle Asl . Serve invece un intervento immediato dell’assessorato competente.
Loi si sofferma anche sui problemi generali della Sanità oristanese: “E’ necessaria una maggiore attenzione da parte della Giunta regionale verso tutta la Sanità oristanese, occorre evitare lo smantellamento e riavvicinare i servizi alle comunità e alle persone, troppo spesso costrette a fare
chilometri per vedere garantito il proprio diritto alla salute”.

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