Sanità. Bartolazzi: “Oristano penalizzata perché medici sono tutti a Cagliari e Sassari”.

L’assessore regionale alla sanità, Armando Bartolazzi, ha chiuso l’incontro organizzato dal Prefetto di Oristano, Salvatore Angieri, per fare il punto sulle emergenze del territorio: “Per la prima volta, dopo diversi incontri nei territori, vedo onestà intellettuale in tutti quelli che sono intervenuti” – ha detto Bartolazzi all’inizio del suo intervento, dopo aver ascoltato Sindaci, consiglieri regionali e il presidente dell’Ordine.

“Dobbiamo separare il discorso sulle emergenze dai provvedimenti a lungo termine, che introdurranno cambiamenti strutturali sul nostro sistema sanitario regionale. Le emergenze derivano dal cambiamento sostanziale che abbiamo avuto negli ultimi anni sulla richiesta di assistenza, che deriva dal fatto che la popolazione è più anziana. Aumentano, cioè, le malattie croniche. Quindi da un contesto ospedale-centrico si passa a una maggiore attenzione da dare alla medicina territoriale. Il vantaggio è che siamo pochi, ma fino ad oggi la politica ha dislocato la forza medica su Cagliari e Sassari, spogliando gli ospedali di periferia, che sono a Oristano e Nuoro. Quindi, prima di tutto, i medici vanno redistribuiti. In secondo luogo, dobbiamo portare le scuole di specializzazione nelle nostre Università, perché gli specializzandi lavorerebbero nei nostri ospedali. Ogni azienda deve avere poi delle mission: dobbiamo capire cosa deve fare ciascun ospedale, perché non possiamo avere 10 ortopedie ed essere contemporaneamente carenti in altri reparti. Questo comporta che dobbiamo pagare costi enormi per mobilità passiva nella penisola in alcuni settori. Cerchiamo anche di capire quali sono le caratteristiche dei “malati” di ciascun territorio, per capire che “offerta” medica consegnare a quel territorio”.

L’assessore ha poi risposto ad alcune sollecitazioni arrivate dagli interlocutori, come quella di sfruttare la professionalità dei medici cubani, come stanno facendo altre regioni: “Ben vengano, ma non per due mesi. Lavoriamo perché la loro presenza sia strutturale. Dobbiamo poi lavorare sulla disponibilità dei medici specializzandi. In Europa chi è specializzando in cardiologia, ma vuole dare disponibilità a fare medicina generale, può farlo. In Italia no. Dobbiamo cercare di sfruttare autonomia della Sardegna per percorrere la stessa strada.

Ai giornalisti, infine, chiedo di smetterla di fare allarmismi. Se diamo impressione di Sanità allo sfascio, qui non ci viene nessuno”.

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