Sanità oristanese. I sindacati: “Basta con le lotte di potere. Da noi alcune proposte”
Dalle tre sigle sindacali, riceviamo e pubblichiamo integralmente:
In relazione alla situazione sanitaria e socio sanitaria, in particolare nella provincia di Oristano, CGIL , CISL e UIL ritengono di dover esprimere una serie di considerazioni alla luce del dibattito che sta avvenendo a livello Regionale, sia in relazione all’ipotesi di riforma in discussione in Consiglio regionale, che in relazione alle disfunzioni che si sono ulteriormente aggravate a seguito dell’emergenza sanitaria.
Innanzitutto come OO.SS. riteniamo che il sistema Sanitario e quello Socio-Sanitario debbano essere una articolazione armonizzata che consenta una rete di protezione per tutti i cittadini del territorio provinciale.
Rileviamo invece una distanza importante tra la necessità, da parte dei cittadini, di avere risposte alle esigenze di cura ed assistenza e la capacita del sistema sanitario provinciale di poterle garantire in tempi certi e modi soddisfacenti; basti pensare alle lunghissime liste d’attesa a cui si deve far riferimento per una qualsiasi prestazione.
Abbiamo potuto toccare con mano, a seguito della recente emergenza sanitaria, una ulteriore degenerazione della condizione del sistema sanitario, incapace di dare seguito a servizi di necessità ed urgenza, fuori da quelli previsti dall’emergenza COVID.
L’idea perseguita di un sistema ospedalocentrico a cui si stava tendendo ha evidenziato numerosi limiti, che hanno consentito al virus di diffondersi in maniera importante, mettendo a nudo le ormai croniche carenze del sistema sanitario pubblico, verso il quale si investe sempre meno per privilegiare la sanità privata.
Purtroppo, non si sono fatti i conti con la atavica carenza di personale sanitario e di assenza dei più elementari sistemi di protezione per il personale.
Questo aspetto deve portare necessariamente le istituzioni a ripensare l’organizzazione dei servizi sanitari, e socio sanitari, attraverso la valorizzazione della medicina territoriale; una medicina basata sul paziente, sul lavoro sanitario di gruppo, che sia in grado di assicurare, attraverso strutture specifiche, la presa in carico, la continuità di cura e l’integrazione socio-assistenziale; consentendo di controllare i pazienti al domicilio, permettendo una cura più puntuale per il paziente, ma anche una maggior sicurezza per l’operatore sanitario.
Abbiamo quindi bisogno di una organizzazione sanitaria adeguatamente strutturata, organizzata e tecnologica,; non può mancare in questo senso la digitalizzazione da applicare anche per la teleassistenza e telemedicina, il tutto per integrare il sistema ospedaliero, magari con la rete di medici di base che rappresentano il punto di riferimento e di controllo della condizione sanitaria del territorio. Bisogna poi rilanciare le case della salute, quale presidio multiassistenziale di riferimento; così come potrebbe funzionare l’ambulatorio infermieristico di quartiere già presente in alcune realtà della penisola.
A seguito di quanto su detto, potremmo quindi contare, nella nostra provincia, su una struttura sanitaria territoriale, con una rete di servizi diversificati, non solo tra i tre presidi ospedalieri di Oristano, Ghilarza e Bosa, ma anche tra questi ed altre strutture, sia pubbliche che private, al fine di sviluppare all’interno del territorio, una sorta di Comunity care, ossia una rete di assistenza capace di coinvolgere una pluralità di soggetti (istituzionali e no) in grado di operare all’interno della comunità locale.
Una organizzazione sanitaria di questo tipo potrebbe garantire un’assistenza migliore ai cittadini, sicura e di alta qualità contribuendo a renderla più snella, efficiente e di prossimità.
Ma per mettere in pratica tutto questo vi è estrema necessità di nuove idee e forti investimenti.
E’ inaccettabile che nei Presidi Ospedalieri oristanesi si rilevino pesanti carenze di personale, con interi reparti in gravissima emergenza ed una oggettiva difficoltà di poter organizzare e garantire in maniera
adeguata, ed in sicurezza, i turni lavorativi e l’erogazione della prestazione sanitaria.
E’ pertanto assolutamente necessaria l’assunzione di nuovo personale per permettere l’erogazione delle prestazioni sanitarie, ma anche per restituire dignità ai lavoratori che ormai non riescono più a sostenere i gravi carichi di lavoro.
Tale situazione si è oramai cronicizzata ed ulteriormente acuita durante l’emergenza Covid.
In conclusione CGIL, CISL e UIL di Oristano ribadiscono che per poter raggiungere tutti questi obiettivi è assolutamente necessario agire sull’asse ospedale-territorio-domicilio. Per fare questo è necessario che
tutti i protagonisti si incontrino ed interagiscano per rivendicare una sanità adeguata alle esigenze del cittadino.
Tutto questo implica assolutamente un immediato cambio di passo rispetto alla situazione attuale, che ribadiamo essere ormai non più sostenibile.
La responsabilità di chi governa le politiche sanitarie deve avere a mente il bene del cittadino e ricordare che la salute è un diritto sancito dalla Costituzione. Per questo motivo devono essere messe da parte le logiche che privilegiano i ritorni di posizione, di potere e di forza politica di un territorio contro un altro, per dedicarsi all’effettivo bene della comunità.