Tumore del colon retto e scompenso cardiaco. La Asl si interroga su come migliorare i percorsi assistenziali

Migliorare la qualità delle cure, in particolare nel trattamento del tumore del colon retto e dello scompenso cardiaco, attraverso la messa a punto di percorsi di diagnosi, terapia e assistenza definiti e condivisi fra i diversi professionisti che prendono in carico il paziente. E’ questo l’obiettivo del progetto formativo promosso dalla direzione strategica della Asl 5 sotto il coordinamento del servizio Risk Management Qualità e Formazione della Asl 5 di Oristano, diretto dal dottor Gianfranco Puggioni, in programma ieri, lunedì 15, e oggi, martedì 16 aprile, nelle sale formazione dell’ospedale San Martino di Oristano.

La due giorni di lavoro, che ha visto la partecipazione dei responsabili di strutture ospedaliere e territoriali, è stata presieduta dal docente dell’università Cattolica di Roma Antonio Giulio De Belvis, direttore della struttura complessa “Percorsi e valutazione outcome clinici” della Fondazione Policlinico universitario Gemelli. “Stiamo compiendo uno sforzo organizzativo importante per migliorare i percorsi assistenziali, in particolare quelli per i pazienti oncologici, come dimostra il lavoro già intrapreso per le donne con tumore al seno – ha dichiarato il direttore generale della Asl 5 di Oristano Angelo Serusi – Il San Martino è un ospedale di qualità, che vanta delle ottime professionalità: grazie a questo percorso formativo, potremo avere dei risultati tangibili anche sotto l’aspetto organizzativo”.

“Due i percorsi su cui ci siamo concentrati – ha spiegato il professor De Belvis – Il primo è quello del tumore del colon retto, che si inserisce nella rete costituita dagli screening regionali, dai servizi territoriali e dal Cas (centro di assistenza oncologico) attivato dalla Asl di Oristano. Il secondo è quello dello scompenso cardiaco, uno dei problemi di salute più complessi che interessano in particolare gli anziani. La strutturazione dei percorsi servirà in primo luogo a garantire al paziente le migliori cure possibili, ma anche a decongestionare il pronto soccorso – ha aggiunto De Belvis – Ho notato che in questa Asl c’è una perfetta intesa fra passione e competenza: c’è il capitale umano per fare e e fare bene”.

“L’obiettivo del progetto è quello di elevare la qualità dell’assistenza, in quanto i Pdta rappresentano l’ossatura dell’assistenza sanitaria – ha affermato il direttore del Risk Management, Qualità e Formazione Gianfranco Puggioni – Attraverso la definizione delle regole riguardanti la presa in carico del paziente con uno specifico problema di salute saremo in grado di assicurare le migliori cure al paziente”.Circa sessanta i partecipanti che si sono cimentati nell’analisi dei percorsi clinico-assistenziali, nella pianificazione delle azioni di miglioramento e nelle proposte di ottimizzazione dell’integrazione fra ospedale e territorio, in un’ottica che ponga al centro dei processi di cura il paziente. Il seminario è l’inizio di un lavoro che si dipanerà anche nei mesi successivi, con specifici tavoli mirati alla strutturazione dei percorsi clinico-assistenziali.

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