Messa in sicurezza della falesia nel Sinis. Il Comune vuole andare avanti e ricorre al Tar
La Giunta comunale ha deliberato di avviare le azioni giudiziarie necessarie per l’annullamento del provvedimento della Soprintendenza Archeologica Beni Culturali e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna dello scorso 1 luglio 2024, con il quale si ordinava al Comune di Cabras “l’immediata sospensione delle attività” di messa in sicurezza del tratto costiero franante nella località di San Giovanni di Sinis.I fatti risalgono al periodo estivo, quando il Sindaco Abis, che già nel 2018 aveva firmato un’ordinanza che ribadiva la pericolosità dell’area a causa della presenza della falesia pericolante su una delle spiagge più frequentate del litorale cabrarese, nel mese di maggio scorso aveva emanato una nuova ordinanza per avviare le procedure di demolizione, a seguito di un incontro convocato dal Prefetto Salvatore Angieri per discutere la gravità della situazione e del successivo sopralluogo effettuato da parte dal Comando dei Vigili del Fuoco di Oristano, da cui emerse un quadro allarmante per l’incolumità pubblica.
La situazione era stata affrontata alla presenza di tutte le parti che, oltre al Comune, erano e sono coinvolte nell’assunzione di decisioni relativamente a una parte tanto delicata e pericolosa della costa: Soprintendenza, Capitaneria di Porto, Vigili del Fuoco, Regione Sardegna.A esprimersi con un parere negativo rispetto alla demolizione della falesia, con motivazioni legate al contesto archeologico dell’area, era stata la Soprintendenza Archeologica, che indicava invece la costruzione di un’opera ingegneristica di contenimento, nello specifico la costruzione di un muro di sostegno in cemento armato per sostenere le parti pericolanti. A seguito dell’incontro in Prefettura si stabilì, congiuntamente con il Prefetto e con il supporto del Comando dei Vigili del Fuoco, la messa in sicurezza mediante la rimozione dei blocchi pericolosi evitando tuttavia l’utilizzo di microcariche di esplosivo per il distacco della parte di falesia in questione. Il 24 maggio il Sindaco aveva dato il via, con l’emanazione di un’ordinanza contingibile e urgente, ai lavori di messa in sicurezza delle pareti rocciose affacciate sull’intero tratto della spiaggia, lungo circa 350 metri. A lavori conclusi, il 1 luglio 2024 la Soprintendenza ha diffidato il Comune a sospendere i lavori e al ripristino dei luoghi.
La Giunta ha pertanto ritenuto di avviare le azioni giudiziarie necessarie per l’annullamento del provvedimento e proporre ricorso innanzi al TAR Sardegna, nei confronti della Soprintendenza Archeologica per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna e del Ministero della Cultura.
“Il nostro intervento è stato dettato dalla necessità assoluta di garantire la sicurezza delle persone che fruiscono quella spiaggia. Per troppi anni abbiamo fatto fronte a una condizione di evidente rischio per la vita delle persone, introducendo barriere di interdizione e segnaletica che non avevano vera efficacia, ed era arrivato il momento di agire. In Italia, un paese il cui territorio soffre fortemente situazioni di alto rischio idrogeologico, la storia dei disastri ci dice che occorre amministrare, laddove possibile, con interventi di prevenzione e non si può invece pensare di correre il rischio dell’imponderabile. L’incolumità delle persone ha sempre la priorità assoluta” sono le parole del Sindaco Andrea Abis.